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al testo di Ivan Pozzoni
Per me, scrivo
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Non scrivo, per te, che m'hai strozzato di silenzi, e di rifiuti, che non ti illumini, ad una mia poesia, ad una mia chiamata. Non scrivo, per te, seduto dietro a una cattedra, cavallo di frisia, incatenato ad una sedia dorata. Non scrivo, per te, fiore che sbocci a Maggio, e che muori a Settembre, in una continua rincorsa ad eterne resurrezioni, ad eterni ristorni. Per me, scrivo, immergendo i miei mille incubi nell'acido muriatico, disossando sogni, scaricando rogne, disinnescandomi. [Mostri, 2009]
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Giovanni Marlo
- 29/11/2020 21:54:00
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Forse la scrittura ci scrive e noi riproponiamo in natura lo scrivere, dal pensiero magico a quello simbolico. Bella
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Ivan Pozzoni
- 03/12/2019 16:24:00
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Il frammento è del 2009. Continuo a concordare. Il "pubblico" non esiste. Non sono commerciale. Non amo, tranne in rari casi, dedicare i miei frammenti. Probabilmente sono passato dalla fase "per chi" alla fase "perchè" si scrive...
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Lino Bertolas
- 03/12/2019 15:17:00
[ leggi altri commenti di Lino Bertolas » ]
Stimolante questa poesia, il porsi la domanda del per chi si scrive, un interrogativo che credo si ponga spesso chi si accinge al pericoloso mestiere dello scrivere, pericoloso perché è come un guardarsi allo specchio. Mi è piaciuta.
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